Facebook, Mark Zuckerberg cambia algoritmo: ecco cosa cambia e cosa vedrete
Mark Zuckerberg si diverte, ancora una volta. Ad inizio aprile (come già ad agosto 2014) Facebook è intervenuto nuovamente sul proprio algoritmo e l’impatto principale si sta avendo sul News Feed, precisamente su genere e origine dei contenuti che ogni utente vede scorrere, favorendo quelli per i quali ognuno impiega più tempo per leggerli.
“Stiamo lavorando per migliorare il News Feed, aggiornandolo per essere sicuri che vediate le storie più rilevanti prima di tutto” scrivono l’ingegnere Moshe Blank e il ricercatore Jie Xu sullaNewsroom del social network. “Con questa modifica – proseguono – possiamo capire meglio quali articoli potrebbero essere interessanti in base a quanto tempo impiegate per leggerli”.
Tradotto: l’obiettivo è favorire gli articoli che tengono incollati gli utenti alla lettura e non più solo quelli che generano interazione con commenti o ‘Mi Piace’ .
I due nuovi parametri introdotti sono il tempo di lettura (o di visione) e la diversità dei post. In parole semplici, per ogni link esterno Facebook calcola il tempo trascorso a leggerlo (o a visualizzarlo) nel browser o in versione Instant Article, eliminando dal conteggio i secondi impiegati per caricare la pagina. Inoltre, il tempo di lettura non sarà calcolato in assoluto, per evitare di favorire esclusivamente gli articoli molto lunghi, ma con tutta una serie di parametri.
Il social network vuole capire quale sia l’interesse generato da un contenuto per premiare gli articoli che determineranno un’attenzione che superi il minuto, rispetto a quelli letti velocemente e chiusi in un battito. Inoltre, attraverso la diversità dei post, l’algoritmo eviterà di mostrare ad un utente troppe notizie che arrivano da una stessa pagina-fonte.
Tutto naturalmente sta già impattando sul traffico generato dal social network verso le pagine e i portali che utilizzano Facebook come forma di distribuzione di un contenuto.
Secondo il britannico ‘Guardian’, “una delle ragioni di questo cambiamento è che solo di recente Facebook ha avuto sufficienti dati sul comportamento degli utenti per creare tali parametri”. Parametri legati al “costante aumento di coloro che usano l’applicazione di Facebook su smartphone”. E che, evidentemente, il social network vorrebbe mantenere nel suo ‘recinto’, evitando il loro passaggio via link verso altri lidi.
E ogni modifica che Facebook fa al proprio algoritmo lo mette in una posizione di forza rispetto agli editori: a questo proposito, il ‘New York Times’ ha calcolato che 85 centesimi di ogni dollaro di pubblicità on line vanno a Google o a Facebook.
Da parte loro gli editori continuano a sostenere che certi parametri non sono poi così utili, visto che alcune ricerche suggeriscono come la maggior parte delle persone che arrivano dai social network su una pagina resta in genere non più di 15 secondi.
Secondo il ‘NYT’, nel mondo on line “gli editori hanno dovuto affrontare numerose sfide negli ultimi anni” ma “ora sono consapevoli che è avvenuto qualcosa di più profondo: il passaggio da un Internet di siti a un Internet di App e piattaforme social, Facebook in particolare”.
Parlando la settimana scorsa alla ‘Conferenza annuale degli sviluppatori Facebook’, Mark Zuckerberg “ha illustrato un diagramma con un piano di espansione molto audace per i prossimi 10 anni – si legge sul ‘New York Times’ – piano che comprendeva diverse funzionalità per aiutare a trattenere le persone dentro il mondo Facebook invece di seguire i collegamenti fuori”.
E dallo scorso primo aprile, questo piano si sta trasformando in realtà. Una realtà nella quale praticamente tutte le testate on line stanno segnando un calo generalizzato delle visualizzazioniprovenienti dal cosiddetto ‘Traffico da Social Network’. Situazione che potrebbe spingere ad utilizzare anche le inserzioni a pagamento messe a disposizione da Facebook.
NewsWhip, società che traccia le performance degli editori sulle più importanti piattaforme, sostiene che il numero dei collegamenti ai siti esterni condivisi su Facebook, rispetto a quello di chi usa gli Instant Article, è diminuita. La sfida è aperta.
fonte: http://www.ilmessaggero.it/